REBORN - Un Tuffo nella Vita

il progetto

Questo progetto, nato nel 2019, ha impegnato cinque anni della mia ricerca, fotografica e personale.
Sarebbe dovuto iniziare a marzo 2020 a Varanasi, ma il mondo è stato bloccato dalla pandemia solo cinque giorni prima della partenza. Oltre ad aver ritardato la realizzazione di Reborn di tre anni, ciò che è accaduto ha anche dato a livello globale un significato più profondo al concetto di rinascita.

lo scopo

La produzione del viaggio è stata sostenuta da un crowdfunding di oltre cento clienti e followers, che hanno mantenuto attiva la loro partecipazione fino all’effettiva realizzazione del viaggio nell’ottobre 2023.
Il primo scopo di Reborn è stato quello di innalzare la mia visione creativa, scostandomi dallo stile e dall’influenza del mio amato maestro Steve McCurry. Il desiderio era di dare vita a una nuova fotografia che unisce l’arte degli antichi maestri pittori dell’Occidente con la spiritualità dell’Oriente, componendo un’opera epica e intima allo stesso tempo tramite una voce diretta, senza fronzoli ma allo stesso tempo piena di amore.
Il viaggio è stata un’esperienza unica e travolgente, portata avanti come una sorta di missione.

perché varanasi

La scelta di Varanasi come destinazione, luogo in cui non ero mai stata prima, è accaduta nel 2019 durante un sogno, al pari di una chiamata. Al risveglio mi è stato chiaro di dovermi recare esattamente lì per portare avanti la mia ricerca.
La città sacra è considerata la capitale spirituale dell’India, l’unico posto sulla terra dove, secondo l’Induismo, sul fiume sacro Gange gli Dei permettono agli uomini di sfuggire al Samsara e al Mokcha, ovvero alla reincarnazione, il perpetuo ciclo di morte e vita in cui ogni anima è imprigionata.
Durante la mia permanenza ho fotografato restando in un unico ghetto per 16 giorni consecutivi, con dedizione e umiltà, dando inizio a un vero e proprio percorso di personale catarsi, attraverso un processo di riconnessione per trovare la bellezza oltre il dolore e rifletterla nel mondo attraverso la fotografia.

ex-post

Contrariamente alle aspettative, l’esperienza non si è chiusa al mio ritorno; avendo subito un crollo psico-fisico è stato necessario quasi un anno intero per rielaborare il tutto.
Durante la permanenza a Varanasi ho attraversato molte difficoltà: la stanchezza, il fuso orario, il clima, l’umidità, il calore, il chiasso e la sporcizia. I troppi stimoli mi hanno portato inizialmente a un vuoto di visione, verso una sorta di tabula rasa, avendo il timore di non essere più in grado di fotografare.
Sono uscita da questa crisi ricordandomi le ragioni che avevano dato origine al tutto e affrontando finalmente i demoni del mio passato: l’essere nata in una cantina, la guerra civile che ho vissuto, il regime, non aver avuto libertà di pensiero. Tale introspezione mi ha portata a comprendere oggi nuovi significati, emersi nel tempo e solo in un momento successivo. Morire per rinascere.

L’esito di questo viaggio non è stato quindi portare a termine il mio progetto fotografico, ma assorbire – tramite la fotocamera – la vita intorno a me, rovistare nelle pieghe della gente, insinuarmi dentro i meandri delle loro anime, facendomi permeare in toto da tutto ciò che mi ha circondata e attraversata.

Ho rappresentato l’India con ciò che mi ha trasmesso, ovvero con dignità, evitando una restituzione banale, scontata o peggio patetica. Mi sono fatta ispirare dal concetto insito nel loro saluto Namaste, termine che condensa poeticamente il saper riconoscere “la divinità che c’è in te” e ricorda che per portare il cambiamento occorre partire da noi stessi.

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